Monday, July 30, 2007

CRISTOFORO COLOMBO LOMBARDO?



UNA TESI DI LAUREA ALL'UNIVERSITÀ DI PAVIA SCIOGLIE L'ENIGMA? - TEST SULLA SALIVA DI POTENZIALI DISCENDENTI DI ORIGINE PIEMONTESE, LIGURE E LOMBARDA

L'ammiraglio Cristoforo Colombo, scopritore del nuovo mondo, non cessa di offrire spunti di interesse alla ricerca mondiale.

Per anni studiosi italiani e spagnoli ma non solo, hanno rivolto i propri studi alle origini del navigatore. Genovese o spagnolo? I suoi genitori furono veramente il tessitore Domenico e Susanna Fontanarossa?

A Pavia, una giovane ricercatrice, Natalia Lugli, 23 anni, sembra abbia sciolto l'enigma: Cristoforo Colombo sarebbe italiano e lombardo. Il suo lavoro, serio, basato su oltre 100 analisi del Dna tratto dalla saliva di altrettanti uomini - piemontesi, liguri e lombardi - con cognome, appunto, Colombo, avrebbe dimostrato che il grande navigatore era lombardo in quanto lombarda è l'origine del suo cognome. Un lavoro apparentemente fin troppo facile: basta aprire l'elenco del telefono di Milano e al nome Colombo ci sono quattro pagine di abbonati. E chi non ricorda la famosa commedia di Giuseppe Adami, 'Felicita Colombo', ricca e intraprendente salumiera milanese, interpretata da Dina Galli e poi da Valeria Valeri.

Ma la vicenda è seria e scientifica - afferma Francesco Brancati giornalista Ansa di formazione scientifica: nasce dalla volontà del professor José Antonio Lorente Acosta, Direttore del Laboratorio di Identificazione Genetica della Facoltà di Medicina dell'Università di Granada, di dimostrare, col suo 'Projecto Colon', prima che i resti conservati a Siviglia sono effettivamente di Cristoforo Colombo, poi che Colombo era spagnolo. Alla prima dimostrazione, fatta confrontando il Dna con quello dei resti del figlio e del fratello, ha collaborato anche il professor Carlo Alberto Redi del Dipartimento di Biologia Animale dell'Università di Pavia nonché Direttore Scientifico del Policlinico 'S. Matteo' e Accademico dei Lincei, perché proprio a Pavia esiste un frammento di osso che un certificato notarile dell'epoca attribuisce al navigatore.

Proprio in occasione di questa collaborazione scrive Brancati - il professor Redi inviò una sua allieva, Natalia Lugli dal collega Lorente, con il quale si stabilì che entrambi avrebbero fatto ricerche per stabilire anche l'origine del cognome Colombo nell'Italia settentrionale, nella Francia meridionale e in Spagna.

"Ecco - afferma oggi Redi - la parte di ricerche italiane sta tutta nella tesi di laurea di Natalia Lugli, di cui io sono relatore e alla quale ha collaborato, in qualità di correlatore, anche il colonnello Luciano Garofano, Comandante dei Carabinieri del Ris di Parma. Perché questo tipo di 'analisi delle tracce' è molto utilizzato nella medicina forense, la specialità del Ris". Natalia Lugli, con la supervisione di questi due superesperti in biologia molecolare, ha raccolto e analizzato la saliva di oltre un centinaio di 'Colombo' di sesso maschile, piemontesi, lombardi e liguri.

Ha esaminato il cromosoma Y (che viene ereditato in via paterna) e anche il Dna mitocondriale (ereditato solo dalla madre) e, cercato in essi delle sequenze che permettono di tracciare una 'patri-linearita'. Dall'esame dei risultati - illustrati proprio ieri all'esame di laurea - ha potuto dimostrare scientificamente che il cognome 'Colombo' è fondamentalmente di derivazione lombarda, e si sarebbe poi trasferito in Spagna, passando attraverso la Francia. "Ma il problema - osserva Redi - non è risolto del tutto.

Questi risultati, infatti, verranno ora inviati in Spagna da Lorente, che nell'ultima fase del 'Projecto Colon', li confronterà con quelli di analoghe ricerche eseguite nella Francia meridionale e in Spagna, con la collaborazione di diversi laboratori di biologia molecolare, in Germania e in America. E con tutto questo - conclude il professore - credo che alla fine l'ultima parola debba spettare agli storici. Noi possiamo dare un quadro di expertise scientifica, ma spetta a loro indicare quello che c'era nelle bare esaminate".

Sisto Capra, giornalista della "Provincia pavese" segue un altro percorso. " “Cristoforo Colombo, lo scopritore dell’America, non nacque da un oscuro operaio della lana di Genova, come si è sempre sostenuto in Italia, o da un principe di Granada, come si dice in Spagna, ma fu figlio naturale di papa Innocenzo VIII e di una nobildonna. E i suoi destini sono strettamente intrecciati con Pavia. Egli avrebbe studiato alla Certosa tra i 12 e i 14 anni di età, cioè tra il 1458 e il 1461. La verità è racchiusa nella teca conservata nella Biblioteca Universitaria dell’ateneo di Pavia”. Così scriveva il prof. Roberto Biagioli al Rettore dell'Università di Pavia, invitandolo a far eseguire indagini genetiche sui frammenti conservati a Pavia.

Non è la prima volta che il caso del "Colombo pavese" viene portato all’attenzione del pubblico. Il primo a sostenere tale proposta è stato – da oltre dodici anni fa – lo studioso e giornalista romano Ruggero Marino, autore del libro “Cristoforo Colombo e il Papa tradito” (ed. RTM, 1991 e 1997) e di diversi articoli sulle vicende connesse alla “scoperta” dell’America; Marino ha svolto un interessante intervento al Simposio internazionale di San Marino sulle origini dell’uomo, ed ha invitato nuovamente alcuni ricercatori pavesi a stimolare l’Università perché dia luogo alle analisi del Dna delle ceneri di Colombo. Qualche anno fa, anche l’attore e drammaturgo pavese Francesco Di Maggio si era fatto portavoce delle sollecitazioni di Marino ed aveva invitato l’Università di Pavia e Carlo Alberto Redi a sottoporre le ceneri conservate nella Biblioteca all’esame del Dna.

I ricercatori chiedono di confrontare il Dna dei resti ossei custoditi nella teca con il materiale biologico di un vivente della famiglia nobiliare genovese Cybo, quella di Giovanni Battista Cybo, cardinale di Genova poi diventato papa col nome di Innocenzo VIII. Ve ne sono alcuni che vivono a Milano, Novara e Roma e che sarebbero pronti ad offrirsi per un’analisi in grado di gettare una nuova luce sulla scoperta dell’America. Nel caso fosse provata la consanguineità genetica, seppure remota, tra le ceneri di Colombo e il materiale biologico di un successore di Innocenzo VIII, si avrebbe l’evidenza di una traccia di parentela.
Secondo Capra, il grande Cristoforo, a differenza del fratello, non avesse natali plebei, ma di altissimo lignaggio nobiliare. E riferisce un’affermazione fatta da Papa Pio IX nel 1851, il quale disse: “Quando saranno noti quei documenti che riguardano parte del Nuovo Mondo scoperto da Cristoforo Colombo, apparirà con la più grande certezza che lo stesso Colombo intraprese il suo eccellente piano per l’impulso e con l’aiuto di questa Sede apostolica, e soprattutto con grande appoggio del clero”.

La direttrice della Biblioteca Universitaria, Anna Maria Campanini Stella, in un'intervista alla Provincia pavese, sollecita l’Università di Granada a dire ciò che sa sull’origine dello scopritore dell’America.
«Non so dove Colombo sia nato, ma sicuramente è italiano. Un grande italiano, dal cui il presente avrebbe molto da imparare. Così come un grande papa fu papa Cybo (Innocenzo VIII) che è massacrato dalla storia. Se collochiamo Colombo in Spagna e lo accettiamo come una specie di "vu cumprà" non lo capiremo mai. Se invece lo riportiamo in Italia, nell’ambito del Rinascimento e in un’operazione che fa capo alla Chiesa di Roma, Colombo si può decifrare molto più facilmente».

Fonte: http://www.marenostrum.tv

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