Thursday, May 31, 2007

Vagina Biotech.



ROMA (Reuters) - Un medico italiano ha ricostruito la vagina di due donne nate con una rara malformazione congenita, usando le loro cellule per costruire per la prima volta il tessuto vaginale in laboratorio.

La dottoressa Cinzia Marchese del Policlinico Umberto I di Roma, fornendo i dettagli dell'operazione, ha detto a Reuters che una donna di 28 anni che si è sottoposta per prima a questa operazione l'anno scorso ora sta bene.

"Si è sposata e ha una vita normale"
, ha spiegato Marchese, il cui studio è stato pubblicato dal giornale Human Reproduction.

La seconda operazione è stata effettuata ieri su una ragazza di 17 anni.

Le due donne soffrivano della sindrome di Mayer-Von Rokitansky-Kuster-Hauser, che colpisce una neonata ogni 4.000-5.000.

Chi nasce con questa sindrome è senza vagina . Le pazienti spesso hanno un normale utero, ovaie, ma non possono avere rapporti sessuali o partorire.

"Di solito la sindrome viene diagnosticata in gioventù, quando le ragazze provano ad avere rapporti per la prima volta", spiega Marchese.

Spesso imbarazzate per parlarne con i genitori perché sono troppo giovani, le ragazze "vivono il resto della loro vita senza una normale vita sessuale, anche se sono donne normali con sentimenti normali".

Finora, i chirurghi erano in grado di correggere la condizione ricostruendo la vagina con un innesto di pelle o dal tessuto intestinale, ma la chirurgia era altamente invasiva, lunga dolorosa.

"Quello che facciamo è una piccola biopsia di 0,5 cm dal posto dove dovrebbe essere la vagina", spiega Marchese. I medici usano un enzima per spezzare il tessuto e poi permettere alle cellule immature, chiamate staminali, di generare da sé nuova mucosa.

Ci vogliono poi circa 15 giorni perché il tessuto diventi abbastanza solido per il trapianto nelle pazienti.

Marchese, professoressa di patologia clinica e biotecnologia, 47 anni, ha studiato l'uso di staminali per costruire strati di pelle in vitro da innestare agli ustionati alla Harvard Medical School con il pioniere di questa tecnica, Howard Green.

"Quando sono tornata in Italia, ho modificato questa tecnica per il tessuto della mucosa vaginale", ha spiega, aggiungendo che il suo successo potrebbe essere una buona notizia per le donne con tumore e altri problemi vaginali.
corriere della sera

Tuesday, May 29, 2007

I brevetti sugli organismi viventi

Definizione di brevetto:

lo strumento giuridico che accerta la paternità di un opera dell'ingegno.

L'inizio della corsa al brevetto si ebbe a partire dal 1980 quando la Corte Suprema degli Stati Uniti dette ragione alla General Electric che aveva richiesto il brevetto per un batterio in grado di ripulire i mari e le coste dai residui dei disastri petroliferi.

I brevetti hanno l'unico effetto (e l'evidente scopo) di istituire un regime di monopolio, in cui il primo a brevettare una sequenza genica o un procedimento biotecnologico può impedire a chiunque altro di farne uso in qualunque modo (anche se il nuovo uso non ha alcuna relazione con quello descritto nel brevetto), o esigere diritti illimitatamente alti per concederne l'utilizzo.

Le industrie biotec statunitensi dalla fine degli anni '80 hanno cominciato ad esercitare una forte pressione sui vertici della comunità europea perché venisse emanata una Direttiva sulla falsariga di quella americana. Risultato:
10 anni di dibattiti, bocciatura da parte del Parlamento Europeo nel 1995, approvazione il 12 Maggio 98 da parte del Parlamento Europeo della Direttiva 98/44/CE dal titolo "Protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche"

Cosa prevede?
La brevettabilità di materiali biologici, materiali con informazioni geniche, autoriproducibili o capaci di riprodursi in un sistema biologico, modificati con sistemi diversi da quelli naturali.

È come quella americana? Sulla carta no, perché vengono introdotti alcuni aspetti etici, ma in maniera così ambigua che viene reso tutto lecito, compresa la brevettabilità di parti e geni del corpo umano, la clonazione di embrioni umani ed il loro uso a scopi sperimentali, nonché l'appropriazione dei geni dei cittadini e della biodiversità dei popoli.

È sospetto il fatto che le stesse industrie che si battono con tutte le loro forze a favore dei brevetti rifiutino poi violentemente, in base al principio della sostanziale equivalenza, l'etichettatura indicante l'origine dei prodotti. Questo non è solo contraddittorio da un punto di vista logico (se gli Ogm sono cosí simili ai prodotti naturali da non dover essere identificati da una specifica etichetta, dov'è la «novità sostanziale» che la legge esige come presupposto indispensabile alla concessione di un brevetto?), ma è estremamente disonesto e pericoloso.


L'esorbitante numero di brevetti sul vivente attualmente in vigore sta avendo l'effetto di paralizzare la ricerca biologica e medica.

Esempi di cosa ha portato la brevettabilità in un crescendo di confusione:


- Negli Stati Uniti, dove il brevetto sul vivente esiste sin dal 1980, la Byocite ha ottenuto il brevetto sulle cellule del cordone ombelicale umano, prezioso nel trattamento delle malattie del midollo osseo: nel territorio americano, se un medico vuole usare queste cellule a scopi chirurgici o per una trasfusione, deve pagare i diritti alla Byocite.

- L'industria farmaceutica Pharmacia & Upjohn ha ab­bandonato le ricerche su un medicinale per la cura dell'emofilia che si trovava già in uno stadio avanzato di sperimentazione clinica e garantiva ottimi risultati: l'unico motivo per cui la Pharmacia & Upjohn ha deciso di non metterlo sul mercato è stato il contrasto con un'altra ditta che detiene il brevetto sul fattore ricombinante alla base del prodotto, con cui non è stato possibile raggiungere un accordo sul pa­gamento dei diritti.

- Nel 1995 la ditta farmaceutica Boehringer, che possiede il brevetto di base sull'interferone, ha vinto un processo contro un'altra compagnia che aveva messo a punto un medicinale a base di interferone con un'indicazione completamente nuova (la cura dei reumatismi); la Boehringer ha affermato di non avere alcuna intenzione di sviluppare un farmaco a base di interferone per questa nuova applicazione ma di voler semplicemente impedire a chiunque di utilizzare il suo brevetto.

- È stata richiesta da un altra compagnia americana, la Human Genome Sciences , all'Ufficio Europeo dei brevetti, il brevetto per l'intera sequenza genica del meningococco, uno dei batteri che causano la meningite. Tale brevetto, se concesso, bloccherà la ricerca su una delle malattie piú gravi che stanno tornando a minacciare l'umanità: nessuno potrà piú manipolare il batterio della meningite per scoprire o per perfezionare un vaccino, se non dopo il pagamento dei diritti alla Hgs.

-
L'informazione genetica di tutta la popolazione dell'Islanda (che ha particolare interesse scientifico, non solo per la sua «purezza» genetica, ma anche per gli archivi islandesi che, risalendo indietro di molte generazioni, permettono un'accurata indagine genealogica) è stata ceduta dal governo islandese a un'azienda farmaceutica. Quest'ultima potrà farne l'uso commerciale che vorrà.

Da sottolineare inoltre che le proprietà di ciascun gene dipendono da un complesso di fattori cromosomici, cellulari, fisiologici ed evolutivi. Uno dei requisiti preliminari per la richiesta di un brevetto è la capacità di descrivere esaurientemente l'oggetto della richiesta: questo requisito, facile da soddisfare per un macchinario, è di difficoltà enorme per un gene.

Fonte: http://pacifici-net.it

Sunday, May 27, 2007

Sindrome di Rubinstein-Taybi



Sindrome di Rubinstein-Taybi
La sindrome è stata descritta per la prima volta da Rubinstein e Taybi nel 1963.
Denominazioni alternative. Sindrome con pollici e alluci larghi.
Incidenza/prevalenza. L’incidenza è 1/125.000 nati vivi. Interessa entrambi i sessi e tutti i gruppi razziali.

Aspetti genetici.
Si suppongono microdelezioni nel braccio corto del cromosoma 16 (regione 16p13.3).
Accrescimento fisico e sviluppo motorio.
Le principali caratteristiche standard sono: bassa statura, microcefalia, alluci e pollici larghi (qualcuno per farsi capire dice “a spatola”), naso prominente e aquilino (a becco) con ponte ampio, ipertelorismo (distanza tra gli occhi superiore alla media), fessure palpebrali discendenti, strabismo, bocca piccola con labbro inferiore sporgente, anomalie anatomiche del cavo orale (ad esempio palato stretto), delle pareti laringee e dei padiglioni auricolari. L’età ossea è ritardata. Sono frequenti le fratture ossee. Sono possibili anomalie della colonna cervicale. L’andatura tende ad essere rigida (70-80%). Ipotonia nel 70% circa dei casi. Criptorchidismo nell’80% dei maschi.
Nell’infanzia si hanno difficoltà di alimentazione, peso inferiore, reflussi, vomiti e infezioni respiratorie in circa un terzo dei casi. Ulteriori complicazioni: cardiopatie congenite (33% o più), anomalie dentarie (66%), stipsi (75%), problemi a livello oculare, convulsioni (25%).

Le femmine tendono ad essere sovrappeso.
Sviluppo cognitivo. Ritardo di diversa intensità (QI medio fra 50 e 60 secondo alcune ricerche; attorno al 40 secondo altre; importante è l’età dei soggetti, poiché nel ritardo mentale, e anche in questo caso, si ha spesso tendenza a decremento del QI con il passare dell’età) nella grande maggioranza dei soggetti. Difficoltà di attenzione.

Sviluppo comunicativo e linguistico.
Tendenzialmente inferiore alle prestazioni cognitive, soprattutto per quanto riguarda la produzione linguistica.

Autonomia e sviluppo sociale.
Tendenzialmente in pari con l’età mentale o superiore; superiore alle prestazioni linguistiche.
Prevalentemente sono segnalati tratti di personalità positivi (ad esempio bambini adattabili e affettuosi).
La dipendenza dagli adulti, riscontrata in alcune ricerche, potrebbe essere più tipica del ritardo mentale in generale che non della sindrome specifica.
E’ stata segnalata la tendenza a dormire molto durante il giorno (soprattutto in età avanzate)
Fonte:http://www.ritardomentale.it

Prof. Hooshang Taybi(1919-2006) Nasce a Malayer in Iran e muore negli USA. Per leggere la sua biografia e vedere le foto visitate il sito dei radiologisti iranaini.

Saturday, May 26, 2007

La pecora-chimera con il 15% di geni umani



Creata prima pecora-chimera con il 15% di geni umani
E' stata creata una pecora con il 15% di geni umani. E' stata creata da ricercatori dell'Università del Nevada guidati da Esmail Zanjani. In termini tecnici si tratta di una "chimera" cioè un organismo che contiene nel proprio patrimonio genetico dei geni non omogenei ed è la prima volta al mondo che ne viene creata una.
L'animale è stato creato all'interno di un ciclo di ricerche che hanno come obiettivo quello di creare degli animali con organi che possano essere utilizzati nei trapianti sull'uomo.
Per crearla, i ricercatori hanno iniettato cellule staminali prelevate dal midollo di un donatore umano nel peritoneo di un feto di pecora. L'agnello nato con questa tecnica possiede una percentuale di tessuti di tipo umano. Gli scienziati sperano un giorno di poter trapiantare organi come fegato, cuore, polmoni prelevati da queste "chimere" in pazienti e senza pericolo di nessun rigetto.
Nel 2003 Zanjani aveva già annunciato di aver creato un pecora il cui fegato aveva il 7% di materiale umano.

La notizia ha destato negli scienziati molto interesse e in Inghilterra alcuni gruppi di ricerca hanno chiesto l'autorizzazione per lavorare sugli animali-chimera.
Per contro sono aumentato le polemiche dal punto di vista etico e scientifico infatti, secondo alcuni esperti, trapiantando organi da animali c'è la possibilità che si trasmettano all'uomo dei virus che negli animali sono invece innocui.
Fonte: Molecularlab.it

Friday, May 25, 2007

Riso transgenico in Iran



Nei dieci anni trascorsi dal loro primo impiego le varietà GM hanno superato la soglia dei 400 milioni di ettari complessivi, e nel solo 2005 la superficie è stata di oltre 90 milioni di ettari (+11% rispetto agli 81 milioni del 2004) in 21 Paesi in tutto il mondo. Di questi, 11 sono Paesi in Via di Sviluppo e raccolgono il 90% degli agricoltori che hanno deciso di adottare questo tipo di tecnologia. Nei quattro paesi che si sono aggiunti rispetto al 2004 risultano Francia, Portogallo, Repubblica Ceca, dove è stato coltivato mais Bt e l’Iran, dove sono stati coltivati per la prima volta circa 4 mila ettari di riso Bt. Infatti Iran e Cina rappresentano i due paesi più all’avanguardia nel processo di sviluppo e commercializzazione del riso transgenico, la cui coltivazione su ampia scala avrà molto probabilmente forti ripercussioni sia a livello locale, ma soprattutto a livello globale per quel che riguarda l’accettazione generale di questo tipo di prodotti. Dai dati risulta che anche nel 2005 la soia continua ad essere la principale coltura biotech impiegata nel mondo, occupando 54,4 milioni di ettari (60% della superficie totale di colture biotech), seguita dal mais (21,2 milioni di ha, cioè il 24%), cotone (9,8 milioni di ha, 11%) e colza (4,6 milioni di ha, 5%).
Per quanto riguarda i tratti maggiormente diffusi nel 2005 il principale è stato quello di tolleranza agli erbicidi, in particolare in varietà di soia, mais, colza e cotone, coltivate su 63,7 milioni di ettari; il carattere Bt di resistenza agli insetti parassiti è stato invece impiegato complessivamente su 6,2 milioni di ettari e sempre maggiore diffusione hanno ottenuto le varietà “stacked”, quelle cioè in cui sono presenti più caratteri migliorativi, coltivate nel 2005 su 10,1 milioni di ettari complessivi. In particolare negli USA le varietà stacked hanno rappresentato il 20% della superficie totale coltivata con piante biotec, e in questo stesso Paese hanno fatto la loro comparsa per la prima volta sul mercato anche varietà in cui sono presenti tre caratteri migliorativi. L’ISAAA conclude dicendo che ci sono i presupposti per un cauto ottimismo che questo sorprendente successo nella diffusione delle colture biotec, testimoniato dai primi dieci anni di commercializzazione (dal 1996 al 2005), possa continuare e forse persino aumentare ulteriormente nella prossima decade. L’adozione delle buone pratiche agricole rimane tuttavia un elemento critico sempre molto importante, così come la corretta quanto responsabile gestione dei nuovi prodotti messi a disposizione dalle moderne biotecnologie soprattutto nei paesi in via di sviluppo, che ne saranno probabilmente i principali utilizzatori.
Fonte:www.isaaa.org
Per visitare il sito della biotecnologia agraria iraniana clicca qui.

Thursday, May 24, 2007

Cellule staminali



Una chance contro la sterilità

Un vero e proprio trapianto di spermatozoi, prodotti da cellule staminali dell'individuo stesso, per sconfiggere definitivamente la sterilità maschile; l’obiettivo è ambizioso, ma probabilmente è relativamente vicino. Non si realizzerà forse nell'arco di pochi mesi, ma nel giro di qualche anno, probabilmente, sì. Un importante passo avanti in questa direzione è stato fatto con la scoperta di un team di scienziati inglesi che, utilizzando cellule staminali umane adulte prelevate dal midollo osseo, è riuscito ad ottenere spermatozoi ”primordiali”.
L’equipe guidata da Karim Nayernia, dell'England Stem Cell Institute (Nesci) di Newcastle, in Inghilterra, ha ottenuto risultati considerati di ''enorme valore scientifico”: in particolare gli scienziati hanno ricavato in laboratorio spermatozoi ad uno stadio iniziale, ovvero al livello di cellule germinali spermatogoni, partendo da cellule staminali del midollo osseo prelevate da volontari. Il risultato, pubblicato sulla rivista scientifica “Reproduction”, apre la strada a nuove speranze e interessanti sviluppi che potrebbero cambiare la vita di milioni di persone.
Per arrivare a questo traguardo gli scienziati hanno isolato dal midollo osseo di alcuni volontari maschi un tipo particolare di cellule staminali, chiamate mesenchimali, già note per la loro capacità di “evolversi” trasformandosi in vari tessuti e in muscoli. Queste cellule sono state coltivate in laboratorio e portate a trasformarsi in cellule riproduttive maschili, ovvero cellule germinali. A questo punto, l’utilizzo di markers genetici ha dimostrato la presenza di cellule staminali spermatogoni, ossia di spermatozoi allo stadio primordiale che, normalmente, nel maschio maturano fino a diventare spermatozoi adulti. In laboratorio, però, gli scienziati si sono fermati prima che le cellule-spermatozoo potessero acquisire una piena funzionalità.
Secondo Nayernia, “sulla base di risultati analoghi già ottenuti nei topi, pensiamo di poter sviluppare la ricerca ulteriormente. Il nostro prossimo obiettivo è riuscire a fare in modo che le cellule si sviluppino in laboratorio in cellule-spermatozoo mature, e questo richiederà un periodo di sperimentazione dai tre ai cinque anni”.


Anche se la prudenza è d’obbligo visto che saranno necessari ancora alcuni anni prima di poter valutare esattamente le potenziali applicazioni in termini di trattamenti contro
l'infertilità dell'uomo. la scoperta rappresenta una vera e propria svolta, L’endocrinologo e direttore del dipartimento di Andrologia dell'Università La Sapienza di Roma, Andrea Lenzi commenta: ''La scoperta dimostra che esiste la possibilità che, in futuro, un soggetto totalmente sterile possa avere impiantate a livello testicolare delle cellule-spermatozoo ottenute in laboratorio utilizzando le sue stesse cellule staminali del midollo. Ciò sconfiggerebbe la forma più grave della sterilità, quella 'assoluta' in cui l'uomo non ha alcuna produzione di cellule germinali''. Lo scienziato sottolinea che si tratta di un obiettivo realizzabile, anche se molti passi sono ancora necessari e se al momento non ci sono risposte circa l'efficacia che queste cellule-spermatozoo potrebbero avere una volta impiantate nei testicoli.

In ogni caso la speranza di riuscire a vincere la sterilità maschile sembra, comunque, farsi più concreta, anche perchè lo studio utilizza cellule staminali adulte e non embrionali, mettendo d'accordo l'intero mondo scientifico e superando gli ostacoli etici.
Fonte:http://www.tgcom.mediaset.it

Wednesday, May 23, 2007

Convegno su bioetica e utilizzo embrioni umani



A Roma si è svolto un convegno su bioetica e utilizzo embrioni umani
Religiosi e scienziati si sono confrontati sul tema dell'inizio della vita umana
Si è svolto un convegno dal titolo "Bioetica, Cellule Staminali, Embrione Umano: il Pensiero Religioso e Laico" presso la sala del Grand Hotel Parco dei Principi di Roma dove si tiene il "Cord Blood Transplant European Conference" di cui Franco Mandelli è Presidente onorario. Il dibattito è durato quattro ore e alla presenza di più di mille persone.
Erano presenti tre esponenti religiosi: don Andrea Manto, docente di Teologia Morale della Pontificia Università Lateranense; Riccardo Di Segni, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma; l’ambasciatore Mario Scialoja, membro del Centro culturale Islamico; lo psichiatra Massimo Fagioli, il bioeticista Maurizio Mori e il filosofo Eugenio Lecaldano. A coordinare gli interventi l'ematologo Lucio Luzzatto dell’Istituto Toscano Tumori di Firenze.
Durante la discussione, don Manto ha ribadito un deciso "no" all'utilizzo degli embrioni per la ricerca e la sperimentazione a fini terapeutici, anche se si tratta degli embrioni cosiddetti sovrannumerari. A questa tesi si sono contrapposti i "sì" di Scialoja, Di Segni, Mori, Fagioli e Lecaldano che hanno ribaltato l'impostazione religiosa sull'inizio della vita.
Fagioli ha affermato: "Ci vuole la nascita, il vagito, il respiro per avere la vita umana: è solo alla nascita che si attiva e si forma per la stimolazione della retina da parte della luce il pensiero umano non ancora verbale ma fatto di immagini".
Sempre secondo Fagioli: la retina è la parte della sostanza cerebrale più esposta all'esterno e la sua importanza è dimostrata dal fatto che solo a partire dalla 24esima settimana (quando si forma la retina) che il feto "ha possibilità di vita". Quindi mentre lo psichiatra pone l'inizio della vita umana alla nascita (prima il feto è vitale, non vivo e lo diventa quando si forma il pensiero), don Manto invece ribadisce l'inizio della vita umana "a partire dal concepimento".
Secondo il filosofo Lecaldano, il credo religioso ostacola la ricerca scientifica, mentre il bioeticista Mori sostiene che è dimostrato scientificamente che l'embrione non è ancora una persona ma potrà diventarlo, quindi: "vietare la ricerca sulle cellule staminali in ragione del fatto che l’embrione sia uno di noi, è un danno al progresso della medicina che ha la possibilità, oggi, di passare da riparatrice a rigeneratrice di organi. Quindi non vedo nulla di male nel creare appositamente degli embrioni per la loro utilizzazione ai fini della ricerca scientifica", ha concluso il bioeticista.
Le posizioni dell'Ebraismo e dell'Islam sono state chiarite da Di Segni e da Scialoja. "Riteniamo del tutto legittima - ha sostenuto Di Segni - la ricerca scientifica sugli embrioni a tre condizioni: se l’embrione è in vitro cioè extracorporeo alla donna; se ha meno di 40 giorni e se il fine è salvare altre vite umane". L’uovo fertilizzato e isolato non è ancora una persona e quindi non ha le stesse tutele. Scialoja ha sottolineato che queste posizioni sono condivise dalla religione islamica: "per il Corano il feto diventa essere umano successivamente e non al concepimento: dunque la distruzione di un embrione non è infanticidio". Inoltre, ha aggiunto che per l’Islam "la ricerca sugli embrioni sovrannumerari è anzi un obbligo per raggiungere maggiori conoscenze, anche se siamo contrari alla creazione ad hoc di embrioni da usare per la ricerca". Concludendo ha sottolineato che in Iran, Egitto, Turchia, Arabia Saudita e Singapore sono in corso studi su cellule staminali embrionali: nel mondo islamico c’è un consenso per un uso responsabile degli embrioni ai fini della ricerca".
L'incontro e il dibattito con il pubblico è stato animato ed intenso e al termine, William Arcese, ematologo dell’Università romana di Tor Vergata si è detto molto soddisfatto: "È stato qualcosa di inaspettato e di inusuale".
Fonte: http://www.molecularlab.it

Tuesday, May 22, 2007

Vaccino contro la leishmania

Vaccino contro la leishmania, in Iran primi test all’Istituto Pasteur

In Iran, ricercatori dell'Istituto Pasteur hanno riferito di aver realizzato un vaccino contro la leishmania utilizzando una tecnica di ingegneria genetica, e sono in procinto di testare il vaccino in modelli animali.
Il nuovo impianto di produzione farmaceutica dell'istituto, che ha già prodotto un milione di dosi di vaccino per l'epatite B ed è stato designato per la produzione di eritropoietina, l'interferon alfa e la streptochinasi, è stato inaugurato dal Presidente Mahmoud Ahmadinejad. SCRIP World Pharmaceutical News.
Fonte:http://www.iss.it

Monday, May 21, 2007

Royan-SHA-C2(Dolly iraniano)



Clonata in Iran la prima pecora del Medio Oriente, una vita durata cinque minuti

Sabato mattina (30 settembre 2006) i ricercatori del centro di ricerca Royan, dal nome della citta` (sita nell`Iran) centrale, hanno scelto da una lista di proposte il nome per il primo agnello clonato in Iran.
Sulla base di una relazione del centro inviata martedi` all`IRNA la pecora è stata chiamata ' Royana ', dal nome dell`antica citta` in cui sorge il centro in cui e` nata.
Royana è il secondo agnello clonato in Iran.

Il primo era morto nello stesso centro nell`agosto scorso cinque minuti dopo la nascita.
Nella relazione si dice che gli stato dato il nome scientifico ' Royan-SHA-C2 ' .

Nel documento, che riporta le osservazioni del dr. Gourabi, uno dei ricercatori del centro, si spiega che il nome scientifico e` dato dalla somma fra il nome del centro –Royan - in cui e` nata Royana, piu` l`abbreviazione –SH- che indica trattarsi di pecora (sheep), piu` l`abbreviazione –A- che indica la razza della pecora (Afshari) , inoltre – C – sta per clonato e -2- che e` la seconda pecora clonata nel Paese.

Nata con parto cesareo Royana non era inizialmente in buone condizioni, ma si e` subito ripresa grazie all`intervento dell`equipe medica del centro.
La clonazione è una tecnologia sviluppata dai paesi avanzati.
Per gli esperti iraniani accedere a tale tecnologia significherebbe poterla utilizzare nei differenti campi del trattamento medico.
Un altro ricercatore del centro aveva in precedenza dichiarato all'IRNA che una combinazione fra i metodi di clonazione e i nuovi progressi fatti dai fisici iraniani per il trattamento delle lesioni spinali permetterebbe di aumentare le possibilita` di intervento su tali lesioni.


Fonte:www.iranconsulate.net

Sunday, May 20, 2007

La lotta biologica alle zanzare




Riprende la lotta alle zanzare. Anche per il 2007 il Comune di Alessandria è capofila del progetto nell’alessandrino impiegando lotta biologica ed integrata. Nel corso degli anni il progetto ha interessato sempre più Comuni, fino a 29, pari al 23% dell’intero territorio della provincia di Alessandria, che interesserà un bacino di utenza di circa 190.00 abitanti, pari al 44% dell’intera popolazione della provincia.

Nel portare avanti il progetto i Comuni interessati si avvalgono della collaborazione dell’entomologo Asghar Talbalaghi, che è anche il direttore per Italia dell’EMCA (Euoropean Mosquito Control Association).

“ Oltre ad essere soddisfatti – dice l’Assessore all’Ambiente del Comune di Alessandria – per aver dato inizio ai trattamenti con l’anticipo necessario, siamo consapevoli che la soluzione al problema delle zanzare richiede sforzi enormi per trattare gli habitat di proliferazione delle zanzare che si trovano oltre i confini provinciali e regionali, per questo ci siamo impegnati per ottenere la fattiva collaborazione di altre amministrazioni. Siamo quindi lieti di aver ricevuto l’adesione del Comune di Tortona, che contribuirà positivamente ad ampliare l’area provinciale trattata”.
Tratto dal sito: http://www.giornal.it
Per vedere il sito di EMCA clicca qui.

Il premio della Fondazione Pezcoller e l'AACR a una scienziata iraniana



Mina Bissel è una biologa straordinaria e le sue scoperte hanno avuto un enorme importanza nella comprensione dei meccanismi per cui le cellule proliferano, si differenziano, diventano cancerose, o infine, muoiono. Leader riconosciuta nello studio delle matrici extracellulari, con le sue intuizioni ha rivoluzionato le conoscenze di base della biologia del cancro.

Il premio della Fondazione Pezcoller e l'AACR (la statunitense associazione ricerca cancro), l' International Award for Cancer Research viene assegnato quest'anno a Mina Bissell del Lawrence Berkeley National Laboratory, California. La vincitrice è stata riconosciuta, in una lista di quasi 30 candidati da tutti i paesi del mondo, quale autentica leader negli studi della matrice extracellulare. In particolare le sue scoperte hanno portato un enorme contributo nella comprensione dei meccanismi con i quali le cellule viventi proliferano, si differenziano, diventano tumorali ed infine muoiono. Studi fondamentali per la biologia dei tumori ed in particolare di quelli della mammella.
La selezione è stata effettuata da un Comitato Scientifico Internazionale, riunito a Boston nel dicembre scorso, composto da otto scienziati, quattro europei e quattro americani, con la partecipazione del direttore generale della Associazione Americana per la Ricerca sul Cancro e del presidente della Fondazione Pezcoller. La Bissell è iraniana ed ha lasciato l'Iran giovanissima con una borsa di studio per gli Usa. Si è laureata all'Università di Harvard dove ha anche ottenuto il Ph.D. in microbiologia molecolare e genetica. Si è trasferita a Berkeley già nel 1972, dove ha fatto la maggior parte delle sue rivoluzionarie scoperte. Al Meeting di metà aprile dell'AACR di Los Angeles è stato così celebrato il decimo premio annuale della Fondazione Pezcoller in collaborazione con la Associazione Americana e, contemporaneamente, il centenario della associazione stessa, la più antica e la maggiore al mondo nel campo della ricerca sui tumori(conta 25 mila iscritti).
In giugno la Fondazione Pezcoller organizza a Trento il suo diciannovesimo Simposio annuale sulle ricerche cliniche nei tumori basate su ipotesi biologiche. In settembre verrà consegnato a Luigi Chieco Bianchi, professore emerito all'Università di Padova, il premio Pezcoller per una vita dedicata all'oncologia, dato in collaborazione con la Federazione Europea delle Società del Cancro.

Di Gios Bernardi, Presidente Fondazione Pezcoller.
Fonte.http://www.repubblica.it